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Esplosione a Beirut: oltre 135 morti e 5mila feriti. Arrestati i dirigenti del porto

Il 4 agosto verso le 17,00 Beirut la capitale del Libano ha subito due violente esplosioni, metà città è stata distrutta. L’esplosioni sono partite nei pressi del porto, dove dal 2013 in un container erano custoditi circa 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio. Il materiale esplosivo ha ridotto la capitale in macerie proprio come ai tempi della guerra civile durata 15 anni.

Cos’è il nitrato d’ammonio

Il nitrato d’ammonio, protagonista che ha provocato le due esplosioni è un elemento chimico utilizzato come fertilizzante e come esplosivo. Si ottiene dall’ammoniaco e dall’acido nitrico ed esplode soltanto se è collegato ad un detonatore. Il materiale viene utilizzato anche per i fuochi d’artificio e come propellente per i razzi.

La devastazione di Beirut

L’esplosione ha provocato una devastazione dal diametro di quasi 124 metri, oltre la lunghezza di un campo di calcio. Il bilancio delle vittime riportato dalla Croce Rossa è di almeno 135 vittime e 4 mila feriti, i dispersi sono oltre i cento.

L’urto provocato dall’esplosione è stato pari a quello di un terremoto di magnitudo 4,5. La capitale è stata avvolta da una nube rossa e arancione ed è subito piombata nel sangue, nel caos e nella disperazione totale.

Lutto e Stato di emergenza

Il governo libanese ha dichiarato lo stato di emergenza per due settimane e tre giorni di lutto nazionale. Inoltre, il presidente Michel Aoun, ha concovato il Consiglio supremo di difesa definendo “inaccetabile” il fatto che per 6 anni siano rimaste quasi 3 tonnellate di nitrato di ammonio depositate nel porto di Beirut senza alcuna misura di sicurezza.

Il premier, Hassan Diab, ha assicurato che i responsabili del disastro risponderanno dei loro errori. Intanto, stando alla fonte Daily Star,  i funzionari del porto di Beirut che dal 2014 erano responsabili della sicurezza e dello stoccaggio sono agli arresti domiciliari.

Le conseguenze del boato non sono poche

Con l’esplosione moltissime persone sono rimaste senza casa, i bambini senza scuola ed i campi di grano sono distrutti. Il ministro della salute ha invitato a lasciare la città per non respirare le possibili sostanze tossiche diffuse nell’aria.

Per non parlare della situazione sanitaria che è al limite delle sue capacità. Gli ospedali sono immediatamente entrati in crisi, investiti dall’ondata immane di feriti che riportano lesioni, tagli ed emorragie interne. Si continua a lanciare appelli alla donazione di sangue ed al rientro in servizio di medici ed infermieri.

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