LA PAURA SOLIDALE
Precipitati nel profondo niente
come aria rarefatta nella nebbia,
ci ha colti la paura di non esserci,
senza confini temporali, al mondo
che sta franando non si sa più dove.
Siam come dei malati chiusi in casa
ad aspettar che non succeda niente,
ignari di quanti altri chiusi altrove,
soldati disarmati di una guerra
che non sappiamo quanto durerà.
Come impastato nel silenzio il sole,
sfiorando i tetti, non riscalda niente
e rende ancor più vuoto e surreale,
come orfano persino degli uccelli,
lo spazio immenso sopra la città.
Si alza ovattato, quasi scivolando,
per non turbare chi sta ancor vegliando,
il minimo rumore dalle strade
e il cielo terso ed alto ci segnala
un altro giorno uguale che si avanza.
Ci si prepara dignitosamente
a stare quasi pronti per uscire,
per fingersi un’attesa abituale,
trovando conveniente poi restare
a pascersi nell’ozio in libertà.
Distanti in solitudine per strada,
accomunati in modo solidale
da questa inusuale mascherata,
si è ritrovata, ormai quasi smarrita,
la nostra provvisoria umanità.
Emmanuele Coppola