Cronaca

I banchi influenzano il percorso educativo e la società

In questi ultimi giorni si parla molto di nuovi banchi con le rotelle dopo che il Ministero dell’istruzione ha emesso un bando per comprarne un milione e mezzo.

I banchi innovativi, hanno suscitato non poche polemiche riguardo il materiale in plastica con i quali sono fatti, le fragili rotelle ed il fatto di non poter essere uniti per poter lavorare in gruppo. Il web si è scatenato e c’è stato libero sfogo alla creatività con vignette e sarcasmi.

Già Maria Montessori, con la sua rivoluzione pedagogica, richiamò l’importanza dell’influenza degli arredi e degli spazi sulle relazioni e i metodi di lavoro. Dunque, la questione degli arredi scolastici è una problematica da affrontare con cura e particolare attenzione.

Rimodulare gli spazi ed i banchi, aiuta le attività e le ricerche nell’impresa educativa scolastica. Infatti, avere spazi flessibili è condizione imprescindibile per una scuola attiva.

L’influenza dei banchi nel percorso educativo

Nel libro Fare didattica in spazi flessibili, di Leonardo Tosi, a conclusione di una lunga e approfondita ricerca che tiene conto di numerose esperienze anche internazionali, vengono mostrate una grande quantità di soluzioni che riguardano i banchi. Tutte orientate all’idea che, per facilitare il lavoro di gruppo e una costruzione collettiva del sapere, sia necessario prevedere la massima flessibilità, arredando le scuole con banchi diversi, ma sempre componibili tra loro in forma di esagoni, cerchi o rettangoli di ogni dimensione.

Immaginare l’innovazione legandola solo a una diffusione e immersione totale nel digitale è fuorviante e pericoloso, perché ragazze e ragazzi trascorrono già ore e ore davanti a schermi di ogni dimensione. Al contrario, e per riequilibrare le modalità virtuali largamente usate, nella scuola dovrebbero prevalere il corpo, l’incontro diretto e il dialogo, capaci di rendere viva una relazione con le conoscenze che esalti le molteplici e possibili relazioni da stabilire in un corpo a corpo con gli oggetti culturali, capace di coinvolgere tutti.

I modi di stabilire relazioni nello spazio sperimentati da Mario Lodi nella sua classe li racconta Tullio De Mauro scrivendo:

La lezione più incisiva viene dal rendiconto del suo fare scuola: Mario che entra il suo primo giorno in una prima elementare e propone di servirsi della cattedra come una eccellente stia entro cui allevare i pulcini; il signor maestro resta senza protezione della cattedra, scende tra i banchi, invita a metterli in cerchio, siede in un punto qualunque e comincia a parlare: questo vale parecchi volumi di pedagogia teorica (Fonte: Internazionale)